A pochi giorni della risoluzione 48/13 del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite che riconosce ufficialmente il diritto umano a un ambiente pulito, sano e sostenibile, il Seminario sul contenzioso climatico propone una riflessione sull’azione giudiziaria contro i principali contributori al cambiamento climatico, le cosiddette Carbon Majors, ovvero, le grandi multinazionali che si occupano della estrazione di combustibili fossili.
Perché parlare di clima in un Corso di economia internazionale? La correlazione diretta tra economia e cambiamento climatico richiede che, di fronte alla crisi climatica che stiamo vivendo, l’economia dia delle risposte a tutti i livelli. In questo senso e in linea con gli Accordi di Parigi, sia la strategia climatica della UE che gli obiettivi di transizione stabiliti dalla COP26 verso un modello energetico a bassa emissione di anidride carbonica riflettono un impegno sempre maggiore verso una vera transizione ecologica.
Una delle reazioni della società civile nei confronti del cambiamento climatico è stata l’azione giudiziaria. Dopo il precedente del caso Urgenda, Olanda (2015) e della sentenza nel celebre "Affaire du Siècle” contro lo Stato francese (2021), anche in Italia è stato avviato il “Giudizio Universale”: il primo contenzioso climatico contro lo Stato italiano per inadempienza climatica, curato dallo stesso team (“Rete Legalità per il Clima”) che oggi presenta la diffida a ENI.
Così, dopo una prima fase di predominio di contenziosi contro gli Stati per inadempienza climatica (Spagna, Olanda, Francia, Germania e Italia) cominciano a proliferare ora i contenziosi contro le aziende di estrazione e commercio di combustibili fossili, tra cui la tedesca RWE, la olandese Shell e la francese Total.
In questo contesto, il presente seminario offre l’opportunità di capire quali sono le sfide e criticità che si affrontano nella preparazione del primo contenzioso climatico contro una Carbon Major in Italia direttamente dall’Avvocato Luca Saltalamacchia, parte del team che il 26 luglio 2021 ha diffidato ENI Spa ad allineare le emissioni di gas serra direttamente o indirettamente causate dalle proprie attività ai livelli compatibili con i target stabiliti dall’Accordo di Parigi.